L’armonia del vento
Il corpo si oppone all’immobilità del tempo. Un muro crolla. La ruggine divora il ferro, l’intonaco si sgretola sotto le dita. Eppure, in mezzo a questo silenzio rotto solo dal vento, la pelle è viva, si tende, si slancia oltre i confini della rovina.
Il corpo che danza e non chiede permesso, non si adatta allo spazio, lo trasforma.
Nella decadenza, è contrasto; nella natura, è estensione di ciò che già esiste. Il mare accoglie ogni passo, il vento solleva i veli, la luce s’insinua tra le braccia aperte. Niente è più solo corpo, niente è più solo spazio. È un dialogo senza parole in equilibrio tra l’istante e il tutto.

C’è una bellezza che si nasconde nel tempo, nelle crepe dei muri sbiancati dal sole, nelle finestre spezzate che incorniciano il mare. Cammino tra le rovine, le sfioro con le dita, sento la storia sotto la pelle.


Qui, dove tutto sembra sul punto di cedere, io esisto. La mia presenza è un atto di resistenza, un contrasto vivente tra il corpo e la pietra, tra il movimento e il silenzio di ciò che è stato abbandonato.

Qui, dove tutto sembra sul punto di cedere, io esisto. La mia presenza è un atto di resistenza, un contrasto vivente tra il corpo e la pietra, tra il movimento e il silenzio di ciò che è stato abbandonato. E nel mio corpo che danza, la decadenza dei luoghi si fa ancora più evidente: la pelle viva contro la ruggine, la grazia che sfida il crollo, il battito del respiro tra i resti di ciò che fu.

Poi, c’è il vento. Il mare che respira e si infrange contro il nulla. Le onde non chiedono il permesso, accarezzano, travolgono, danzano. E noi, ballerine avvolte in veli leggeri, seguiamo il loro ritmo. Non siamo qui per dominare la natura, ma per fonderci con essa, per diventare parte del suo respiro.


Se tra le rovine il corpo è contrasto, qui diventa armonia: le braccia che si aprono come ali seguono il flusso dell’aria, i piedi nudi si affidano alla sabbia, i veli si fondono con la schiuma delle onde. Qui non c’è più separazione tra il corpo e il paesaggio: tutto è danza, tutto è vita.


Nel decadimento trovo una nuova forma di bellezza, un equilibrio fragile tra la rovina e il corpo, tra la memoria e il presente. Qui, dove tutto cade a pezzi, io danzo. Qui, dove il vento porta via ogni cosa, io rimango.
