Eco di un sogno svanito
C’è un momento, impercettibile e crudele, in cui i sogni non svaniscono: si disfano. Non scompaiono nel nulla, ma si lacerano, si accartocciano su sé stessi come carta abbandonata alla pioggia, ai bordi di un marciapiede qualunque.



Un viaggio visivo nel cuore del silenzio urbano, dove le crepe dei muri diventano metafora di fratture interiori, e le ombre in bianco e nero rivelano ciò che la luce spesso nasconde: la perdita, la vergogna, l’identità smarrita.



Attraverso ambienti dimenticati, paesaggi che portano i segni del tempo e della trascuratezza, ritratti strappati come coscienze violate, il progetto dà forma al dolore invisibile. Ogni scatto è una confessione muta, una denuncia senza grida.

I pensieri più intimi si trasformano in immagini distorte, surreali, quasi oniriche, dove il desiderio si scontra con il pudore e il corpo si fa simbolo e campo di battaglia. È uno sguardo che non consola, ma che accende una luce sulla realtà che preferiremmo ignorare.


Il bianco e nero non è una scelta estetica: è la lingua stessa di questo dolore. È lo spazio dove non esiste compromesso, dove ogni sfumatura è un urlo trattenuto.

“Eco di un sogno svanito” è ciò che resta quando smettiamo di sognare e iniziamo a sopravvivere. Ma è anche una chiamata silenziosa: uno sguardo che ci chiede di non voltare le spalle, di raccogliere quei frammenti e ascoltarli.



